di Giulia Di Napoli
Gloria ha deciso di guardarsi indietro e lo fa condividendo i propri sentimenti, rendendo pubblico il privato perché è un esercizio che serve anche a lei, questo guardarsi da fuori e ripercorrere la strada che l’ha portata a diventare la donna che è.
Così, addentrandosi tra i ricordi, gli affetti, le immagini, i luoghi della sua vita, ritrova la bimba scanzonata e ribelle di un tempo, tra le mura della propria stanza, ad aspettare con le coperte tirate su fino agli occhi che si allontanino i passi che poco prima avevano portato tempesta, o tutta intenta a spiare la vita dei grandi, nella tenuta dei nonni materni. Ritrova l’adolescente decisa a dare forma al suo mondo, nonostante un padre a volte padrone, e forse anche grazie a lui. Rivive le esperienze di gioventù, gli amici, le infatuazioni, i primi approcci con il sesso, con quel ragazzo dagli occhi del colore dell’erba appena nata. E poi la vita adulta, il lavoro, la famiglia, gli incontri, l’amore, quello grande, “contro tutti”, quello che perdura, che non muta.
Si guarda indietro, Gloria. Di nuovo respira il profumo dei fiori d’arancio e quello dei grappoli gialli della mimosa che, in primavera, vestiva il giardino di casa, mentre i ricordi, faville che si levano dal legno nel camino d’inverno, fanno a gara per avere il privilegio di esser rievocati, testimoni delle storie di ieri.