NARRAZIONI DALL’AGRO PONTINO

30,00

GIALLO NELLA PALUDE REDENTA

di Antonio Scarsella

C’è il cadavere di un uomo sotto un ponte, lungo l’argine di un canale di bonifica, e il maresciallo Duilio Spolon, di origini venete, deve sciogliere il mistero di un’intricata matassa. Siamo a Latina-Littoria, al centro dell’Agro redento, nel periodo che segue il secondo conflitto mondiale, quando la questione contadina era ancora uno dei problemi più importanti della vicenda nazionale.
L’occupazione delle terre e gli scioperi alla rovescia  animavano la cronaca locale colorandosi di una particolarità tutta interna alla storia di questo territorio: la conflittualità tra coloni assegnatari dei poderi dell’ONC e contadini poveri della collina lepina che si erano sentiti espropriati delle terre della pianura e ne rivendicavano il possesso.
La questione si complicava politicamente perché i coloni veneti assegnatari dei poderi votavano in massa per la Democrazia Cristiana, mentre i contadini poveri dei Lepini erano legati al Partito Comunista e al Partito Socialista, insomma i “bianchi” contro i “rossi”.
È questo il contesto in cui il maresciallo deve dipanare la sua matassa, mentre le indagini si fanno serrate e nutrono contemporaneamente la riflessione politico-filosofica che il giovane carabiniere ama e che lo porterà, contro la stampa locale e i suoi superiori, a percorrere un’impervia pista tracciata dal filo dei ragionamenti e delle analisi scaturiti dalla conoscenza dei luoghi e delle persone.
Un doppio viaggio, quello in pianura, tra i poderi dell’ONC, per interrogare amici e familiari delle vittime e quello sulle colline per inseguire le tracce di un disegno criminoso teso a nascondere le fila di un sistema di sottopotere che imbriglia la vita dei poveri coloni. Durante questo viaggio, il paesaggio si rivela agli occhi del maresciallo e rivela pure le differenze antropologiche, gli incroci di vite, la mescolanza delle culture, gli interessi che si confrontano e si scontrano sulle terre bonificate.
Il rapporto tra pianura e collina è il filo rosso che tiene insieme i ragionamenti, suggerisce piste di ricerca per le indagini. Il territorio è costantemente presente nel racconto, non semplice sfondo o teatro dell’azione ma colui che contiene i segni che spiegano la storia degli uomini.
Al centro c’è sempre la terra. L’atavico desiderio di diventarne proprietari, i sacrifici, le promesse, il riscatto, l’indebitamento, le speculazioni sul loro bisogno. E poi l’opportunismo che non conosce cambiamento di regime: basta cambiare la camicia ed il mondo torna all’ordine di sempre.
Un romanzo che nasce come un giallo ma diventa occasione per un’approfondita analisi sulla storia locale e sulle eterne caratteristiche del potere e dell’uomo in generale.

 

STORIE DI PIETRA ED ACQUA

di Marco Mastroleo

“Questo libro è scritto… “con i piedi”! Perché è da lì che parte tutto: dai piedi e dai passi, uno dietro l’altro, delle lunghe camminate che conducono tutti i personaggi di questa raccolta di racconti preistorici da un luogo ad un altro, da un tempo ad un altro. Questo è, sì, un libro che parla di scienza e di archeologia ma lo fa affidandosi alle avventure di Mino, il piccolo Dinosauro cantastorie (ispirato alle impronte di Rio Martino), e a Sira, la sacerdotessa della Mater Matuta, passando per Gea, Circe e tanti altri. Lasciandosi trasportare dalla spasmodica ricerca della luce, nei meandri dell’oscurità, o dallo sciabordio dell’acqua, che tutto cela e tutto svela, o dai sussurri del vento, ognuno di noi potrà scoprire la faccia meno conosciuta dei luoghi che ci circondano… La faccia preistorica dell’Agro Pontino”.

 

TERRA PONTINA – PODERE 599

di Carla Zanchetta

I Lorenzin, la famiglia numerosa di Giocondo e Maria, vivono nel trevigiano con un contratto di lavoro a mezzadria, oppressi ogni anno dal timore che il padrone non lo rinnovi. Pur lavorando duramente, vivono in condizioni miserabili e quando vengono a conoscenza della possibilità di trasferirsi in Piscinara, nell’Agro Pontino, decidono di lasciare la loro terra di origine in cerca di miglior fortuna.

Sarà la nipote Ester, molti anni dopo, a compiere un faticoso lavoro per superare la crisi di identità che le aveva causato l’aver interiorizzato così tanto la lacerazione dei nonni e dei genitori, seguita al loro arrivo in Agro Pontino. Saprà così far fiorire un senso più maturo di appartenenza, donandosi una memoria fatta d’amore per questa originale terra, ponte di passaggio, luogo di incontri nuovi e nuove opportunità. Ester si farà custode di un prezioso passato convincendosi a lasciare aperta la porta al futuro, dove spira un vento che sa di fresco. Un romanzo scritto dall’interno di un podere che ci conduce in una accattivante «passeggiata» negli animi dei coloni.

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