VIA DELLE ZITE 18
Non sono diventato uno scugnizzo
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di Salvatore D’Incertopadre
Quella raccontata in queste pagine è la storia di un ragazzo, Salvo, nato in un quartiere difficile e da una famiglia uscita dalla guerra in condizioni economiche disastrose. Salvo vive la vita seguendo, col suo istinto dolce e la sua indole tranquilla, i sogni di bambino e poi di ragazzo. Chi nasce a Napoli però impara presto quali sono i confini da non superare e crescendo disegna la sua personale mappa per sopravvivere. Su questa mappa orienta la sua vita, aggiungendo o sottraendo sogni. Il dipanarsi della storia diventa pian piano il pretesto per raccontare la Napoli dei primi anni di Salvo, dal ’52 al ’68, anni vissuti in una città che affascina per il suo costante divenire e che nel corso dei secoli è diventata l’allegoria di sé stessa, un’immagine da incorniciare e portare via. Napoli è da sempre, però, una città fatta dal suo popolo, crocevia importante ed essenziale per l’arte, la letteratura, la filosofia, il teatro, la musica. Qui giace silenzioso un passato millenario dominato da monumenti che regnano sovrani nei cardini e nei decumani. Dal suo sottosuolo i resti della città greca, pur non reclamando la luce, pretendono cura e rispetto. È difficile scrivere di Napoli senza inciampare nei soliti luoghi comuni, nello stereotipo della città iridescente e chiassosa. È rimasta uguale a sé stessa per secoli. Uguale a quella descritta da Matilde Serao nei suoi due capolavori Il ventre di Napoli e Il paese di cuccagna e, più tardi, in quella descritta in Napoli milionaria da Giuseppe Marotta. Napoli, avvolta a forza nel vortice della modernità, resta intrinsecamente legata alle sue tradizioni e ai suoi riti. Una città che utilizza il suo passato per entrare a pieno titolo nel futuro. Una città che ha da sempre lasciato i suoi cittadini liberi di vivere nel passato o di proiettarsi nel futuro, senza generare steccati ma creando integrazione tra il vecchio e il giovane, tra l’incolto e l’erudito, tra quelli che ci sono e quelli che verranno. Salvo ne è solo un esempio.
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